giovedì 4 settembre 2008

l'uomo e la sua ombra

Non ricordo di chi sia stata l'idea. Da tempo portavamo a letto l'ombra di un terzo. A volte era grasso, a volte dotato, sempre attivo, rasato. Ci eccitava la pancia, il petto e il culo peloso. Polpacci grossi, piedi grandi e mani possenti. Immaginavo i suoi occhi fissi su di me, le sue mani addosso mentre Lorenzo mi sussurrava le sue fantasie scopandomi da dietro.
Non avevamo ancora un profilo su nessun sito di messaggistica istantanea. Non volevamo saper nulla del terzo e volevamo che lui non sapesse nulla di noi.
L'abitacolo mi soffoca. Apro il finestrino. Nessun sollievo. Il rumore della strada mi entra nel cervello. Unico suono. Lorenzo mi guarda e non parla. Una pacca sulla gamba. Non parla. Mi sento oppresso da mille pensieri. Ansia. Torniamo a casa, vorrei urlare. Bocca serrata. Odore di polvere. Aria calda dai bocchettoni.
I fari dell'auto illuminano i miraggi che il calore provoca sull'asfalto. Le luci del polo espositivo si riflettono sul nero della strada e sulla macchina davanti.
Ci siamo. Rotonda. Seconda uscita.Rettilineo.Uscita a sinistra. Zona industriale. Sirene. Stridio delle cicale.
L'odore di asfalto, di gasolio, di uova marce si mischia all'aroma di kenzo.
Nodo allo stomaco. Fronte e mani sudate. Uccello bagnato.
Stop e incroci. Strade a destra e a sinistra. Ancora uno stop. Ancora un incrocio.
Bartolini sulla sinistra, noi svoltiamo a destra. Camion parcheggiati su entrambi i lati della strada. Comitive di autisti bevono vodka e birra seduti su casse ribaltate o su sgabelli dalla vernice scrostata.
"Mi amerai ancora?"
"Certo piccolo. Perché non dovrei?"
Da tempo avevo abbandonato i riti cattolici, da tempo stavo combattendo contro la morale impressa dentro di me.
Lorenzo mi insegnava a superare il pudico, la sacralità del sesso.
Io rispondevo bene.
Non ora. Non in questo momento. Non rispondo.
Svolta a sinistra. Accostiamo. Macchina spenta. Ancora soffoco. Un auto passa e rallenta. Fa il giro e non si ferma.
"Ci muoviamo?"
La voce di Lorenzo rompe il silenzio mentre la macchina parte.
Accendo la radio.
Looking from the outside in
Some things never change
Yeah yeah hey yeah hey yeah
Flying highwards seems like yesterday

dalle casse.
Eurythmics. Aria. Strada dissestata. Respiro. Sigaretta. Respiro.
Di nuovo fermi, alla sua sinistra il muro di un'azienda, alla mia destra dei cassoni di camion griffati Roger fermi lì chissà da quanto.
L'ennesima sigaretta per aspettare che il vigilante vada via con la sua Opel Corsa bianca.
Gli Eurythmics vengono sostituiti dai Travis. Lorenzo spegne la radio. Silenzio. I fari accesi. Mi guarda.
"Tutto bene bimbo?"
"Si"
"Mi sembri nervoso"
"Un po' lo sono. E se poi mi vedi con occhi diversi?"
"Ma va, resterai sempre il mio bimbo. Il mio bimbo un po' troietta."
Ride.
Rido.
"Se vuoi possiamo andare a casa."
"No, restiamo."
Un'altra sigaretta, il vigilante esce senza voltarsi dal piazzale.
"Ti va?"
"Si."
Finestrini chiusi. L'abitacolo è invaso di fumo e le luci di posizioni ancora accese. Buio intorno.
Mi afferra delicatamente la testa dalla nuca e la porta a se, mi bacia. La sua bocca sulla mia.
"Ti amo bimbo."
"Anch'io Lorenzo."
"Succhialo."
Aria calda dai bocchettoni ma non soffoco.
Mi metto a pecora sul sedile passeggero e prendo in bocca il cazzo duro. Dritto, se non per una leggera curva a sinistra all'altezza della cappella. Un lieve sapore di sudore fresco mescolato al profumo di zucchero a velo del bagnoschiuma. Odore familiare. Lo succhio. Niente soffoco.
Mi aiuto con la mano. Mignolo, anulare e medio intorno al cazzo, pollice e indice intorno alle labbra. Piccolo segreto per un gran pompino.
Lui tende le gambe magre. Al tatto sono lisce e la cosa non mi stupisce. Attraverso analisi approfondite sono arrivato a conoscere il suo corpo meglio del mio. E mentre gli succhio il cazzo, mi piace andare a cercare i suoi punti caratteristici. Ora la cicatrice dell'ernia ombelicale, ora quella dell'appendicite, ora quella del PNX. I suoi piedi oltre i pedali.
Respiro faticosamente dal naso. Il mio sudore gronda dalla fronte. Aria calda dai bocchettoni. Finestrini ancora chiusi.
Lo guardo raramente in faccia e quando voglio non è semplice. Devo oppormi alla spinta della mano. Sollevo la testa, prendo aria dal naso. I suoi occhi sono chiusi e la bocca semiaperta. Sento un leggere gemito, di affanno. Ancora giù.
Rallento il ritmo, lui me lo permette.
In lontananza
Candy came from out on the island
In the backroom she was everybodys darling,

poi scompare.
Adoro Lou Reed. Adoro Walk on the wild side.
Sto bene. Sono eccitato.
"Piano, piano bimbo, Non voglio venire subito."
Si accende una sigaretta, abbassa il finestrino. Ho voglia di fumare ma rimango immobile.
Libero il cazzo dalla morsa e lo guardo. Nella penombra non riesco a scorgerne i dettagli. E' curvato verso il basso, non più durissimo. Parte largo dalla base, restringendosi appena sotto la cappella solo in parte scoperta. E' liscio, lucido, venoso. La cappella chiude perfettamente la curva, né più larga né più stretta. Lo sbocco di uscita dell'uretra leggermente spostato verso l'alto offre una goccia di pre-sperma. La succhio.
Ho voglia di fumare.
Nessuno dei due parla, seduti uno accanto all'alto ci godiamo il silenzio e il buio mentre le sigarette si consumano.
Ancora Lou Reed. Ancora Walk on the wild side in vicinanza. Sigarette ancora accese.
Rumore di gomme sulla strada dissestata. I fari ci illuminano e Lorenzo mi tiene giù la testa. Lo lasco fare. Mi commuove il suo senso protettivo. La mia guancia poggia contro la cappella. E' bagnata, mi bagna.
Tutto tace di nuovo. Niente musica. Niente gomme. Il finestrini ancora abbassati.
Lorenzo lo guarda.
"Com'è?"
gli chiedo ancora nella stessa posizione.
"Va bene, non ti alzare, anzi fagli vedere il culo."
Di nuovo a pecora. Ancora il cazzo in mano poi in bocca.
"Ti amo Lorenzo."
"Anch'io. Inarca la schiena."
Mi sbottona i jeans. Fa fatica con i bottoni e lo agevolo sollevando il busto.
Non porto le mutande e sono ancora a pecora; la schiena è inarcata e succhio ancora.
"Cosa fa?"
"Si tocca, continua."
Su e giù con la testa, gli occhi chiusi. Gira il tronco. Le sue mani sul culo.
Liscio, senza un pelo. Né grasso né magro, Lorenzo lo definisce un culotto e a me non dispiace.
Lo mostra fiero al nuovo arrivato. Gli fa un cenno.
La portiera si apre. Silenzio. Si chiude. Il mio finestrino ancora aperto.
Lorenzo si ritrae, torna seduto. Guarda il tipo, lo guardo lui. Non vuole che io lo veda.
"Com'è?"
Nessuna risposta.
La sua ombra termina su Lorenzo, le sue mani sul culo. Mani screpolate da chi le usa per lavoro. Dita grosse. Le unghia mangiate sul mio culo.
Sono eccitatissimo.
Non parla, scopre il mio culo e vuole conoscerlo. Verifica le sue reazioni quando viene accarezzato, schiaffeggiato, baciato e leccato. Lorenzo lo guarda, io guardo lui. Il suo cazzo mi batte in bocca. E' di nuovo durissimo. Ogni tanto mi tira su la testa.
"Così mi fai venire."
L'altro mi allarga le chiappe. Avvicina la faccia. Non ce la fa.
Un cenno di Lorenzo e la portiera si apre. Mi tira giù le gambe dalla macchina. Lorenzo è lontano. Si avvicina. Ancora in bocca.
Sento le macchine passare nella strada accanto.
Sono a pecora con le gambe divaricate e le chiappe allargate e sento le macchine passare. Caldo. Un soffio d'aria calda e poi umido. La pelle e il buco bagnati.
La sua lingua striscia tra le mie chiappe. Niente gemiti. Qualche piccolo sussulto in avanti.
"Ti piace?"
Faccio cenno di si con la testa, continuo a succhiare.
La sua lingua cerca di nuovo il buco, lo lecca, lo penetra. Ancora sussulti, piccoli gemiti smorzati. Alzo gli occhi, Lorenzo fissa il mio culo, mi preme la schiena. Sollevo in culo.
"Daglielo in faccia."
Il suo naso preme dove iniziano le chiappe, la lingua sempre più dentro.
Mi piace sentirmi soffocare, lo stato d'ansia mi eccita. Non ritiro il culo.
Le sue mani scompaiono. Ancora un cenno. Preservativo.
Gomma sulle chiappe, scompare la punta. La sento spingere. Lorenzo si sega.
Distendo il mio torace sulle sue ginocchia. Afferro la maniglia del lato passeggero. Mi sento protetto.
Allunga il braccio e tasta il buco. Anche l'altro si sega.
Ancora lingua, ancora umido, ancora dentro, ancora assenza.
Una mano sul fianco e con l'altra guida il cazzo alla meta.
Spinge. Gomma. Spinge. Tre sussulti in avanti e ingoio il cazzo di Lorenzo. E' dentro.
Mette anche l'altra mano sul fianco. Lorenzo lo guarda, io guardo lui.
I piedi sull'asfalto, il culo a mezz'aria, due mani su fianchi, il cazzo nel culo. Sono scopato.
Mano sulla testa, cazzo in bocca. Sono scopato.
Scopato due volte è come non essere scopato o è come essere scopato al quadrato?
Non rispondo, dimentico. Uno avanti e uno dietro. Uno spacca l'altro pure.
L'ombra mi scopa da dietro, si distende sulla mia schiena. Colpi di reni e di anca. Più di anca che di reni, si butta a peso morto nell'oscurità del mio culo. Lo sento in pancia.
Lo sento in bocca.
Per un momento non li distinguo. E' lo stesso cazzo che mi scopa bocca e culo. Un uomo e la sua ombra mi tengono in mezzo.
Piccoli gemiti, di affanno. Ansima. Schizzi caldi, dolciastri, densi. Sapore di maschio. E' il sapore che sento tutte le volte che gli sono vicino. E' sapore di casa.
Mi trattiene la testa sul cazzo.
"Bevi, bevi tutto bimbo."
La sua voce è interrotta da spasmi. Lo amo e lui ama me. Bevo.
La presa si allenta, mi solleva la testa e mi bacia.
Gli ansimo in bocca, aria calda contro aria calda.
L'ombra continua a scoparmi, ma ormai è tutto finito. Lo allontana spingendolo.
"Sto per venire."
Due colpi con la mano e si schizza sui piedi.
Sono ancora a pecora mente l'ombra svanisce così com'è arrivata: con un rumore di gomme sulla strada dissestata.
Accendo la radio.
All those fake celebrities and all those vicious queens
All the stupid papers and the stupid magazines
Sweet dreams are made of anything that gets you in the scene.

dalle casse.
Eurythmics. Aria. Strada dissestata. Respiro. Sigaretta. Respiro.
Lo guardo. Mi guarda. Ci sorridiamo.
Nessuno dei due parla.

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